martedì 8 luglio 2008
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Inoltre le famiglie pinaitre , copiando l’azione difensiva fornasa ,crearono
La situazione era talmente tragica che Fornangheta era ormai in un vicolo cieco, la disperazione avanzava soprattutto per i duri contrattacchi al paese, come la morte del valletto nella strage della terra dei Ezzelini e la dissociazione dall’ alleanza da parte delle famiglie meno abbienti le quali temevano la bancarotta . Infondo, Pinè era più forte numericamente e non conoscendo molto la popolazione, agli occhi dei fornasi appariva come una super potenza che si basava su un’ economia
misteriosa ma sempre ricca e florida.
Bisognava assolutamente scoprire a cosa era dovuta la ricchezza e la prosperità dell’ economia pinetana; cosi il sindaco Livio Livio con un intuito eccezionale da stradega bellico qual’ era, è, e sarà per sempre,che i critici mafiosi dell’ epoca ( i giornalisti della cronaca delle valli ) paragonavano a Napoleone Bonaparte, propose per questo arduo ma vizioso compito la persona apparentemente più adatta… Don Rocca T.I.R .
Di fatto la missione prevedeva di addentrarsi nell’ altopiano pinetano e farsi il più possibile i cazzi dei altri in qualsiasi maniera plausibile.
Don Rocca era perfetto per questo compito … infatti dovunque andasse era preceduto dalla sua fama di rovina famiglie, poichè attirava le docili zape di tutto il territorio da lui conosciuto ( fin a Torcio) grazie alla sua autoconvinzione di essere superdotato, che tale rimase visto che mai nessuno confermò che la sua “ Principessa Sofia “ fosse davvero un Big Bamboo .
Il valoroso Casanova di maso Zorzi , detto anche Giorgino vista la somiglianza e la stretta parentela con il famoso divo di Holliwood, acconsenti ,ben consapevole dei suoi limiti, a partecipare alla pericolosa missione “ 30 secondi in paradiso”, rispondendo al nome in codice di “ El Balota”.
L’ operazione andò a buon fine, El Balota riuscì in pochi giorni ad ottenere delle preziose informazioni grazie alle notti insonni che passava con le mogli degli uomini più influenti e rispettati della Pine Santa Croce, le quali in quei 30 secondi di chissà cosa, trovavano anche il tempo per confidarsi con Giorgino davanti a un bel piatto di pastasciutta fumante. In questo modo egli scoprì che i guadagni maggiori provenivano dalla leggendaria Lampofragola del clan dei Barberi.
Il comitato decise che era necessario rimpatriare El Balota affinché lasciasse il suo posto ad una persona con altre doti, in modo che si intrufolasse nel clan dei Barberi e guastasse la festa. Inoltre il signor Giorgino due biglie si era fumato la copertura: tutta colpa di quel vizietto di alzare il gomito che dopo poco lo faceva parlare a vanvera con tutti di qualsiasi cosa.
Nemmeno il sindaco Livio Livio unico erede della famiglia Giulia di Roma, che aveva fatto fortuna grazie alla vendita di corone di alloro, aveva idea di come procedere, e quando tutti stavano ormai per rinunciare, arrivò una ragazza della famiglia dei Bisni e si propose come infiltrata nel clan dei Barberi…era perfetta visto che tutti conoscevano il debole che i pinaitri avevano per le ragazze dai capelli ricci e mori.
Il piano consisteva nell’ attaccare il punto debole della Lampofragola:
Dopo aver impacchettato per bene
La ragazza, vista dai pinaitri come un dono del cielo, venne accolta calorosamente ed ospitata come una di famiglia.
Nel frattempo l’economia fornasa stava subendo un ulteriore colpo basso da un ex arrotino promosso, con l’avvento della guerra, a maniscalco di prim’ordine; il suo nome era sconosciuto anche all’anagrafe, si diceva che avesse più di 300 anni e che aveva perduto un occhio durante la lotta per l’unificazione dell’Italia, ma altre fonti rivelano invece che quell’occhio lo aveva puntato in una partita di rubamazzetto col suo amico Camillo Benso Conte di Cavour che il maniscalco aveva rovinosamente perso. Il furbacchione, dopo la diffusione di enormi industrie cinesi all’interno del mercato mondiale, decise di pubblicizzare il suo marchio come prodotto D.O.C. Italiano, cosa che gli consentì di aumentare vertiginosamente i prezzi degli utensili da lui creati e riparati.
Questo fatto portò ulteriori disguidi all’interno del fatturato dell’industria cavifera che a questo punto ebbe un grosso crollo delle azioni in borsa e non fu più in grado di pagare il pizzo alla Fornangheta.
La mafia fornasa aveva bisogno immediato di denaro poichè stava finanziando un progetto di nuove armi a basso consumo energetico elaborato dall’ingegner Alejandro del clan dei Pioveti.
Ma in una selvaggia notte di solitudine, il portavoce della Fornangheta, Yeppa Campanela, decise di accendere come sempre il suo commodore 64, per snasare i fatti in rete…dopo ore ed ore di navigazione, guardando filmati amatoriali provenienti dall’unione sovietica scopri che molti di questi videoclip erano stati prodotti e finanziati da una casa bulgara :
Subito gli si accese una lampadina: bisognava mandare il maestro Miaghi dalla Cina con furore in terra bulgarica per implorare l’aiuto finanziario (E FISICO) dell’ex paesà, il maesro di arti marziali per eccellenza, dopo essere stato informato dell’incarico assegnatogli non battè ciglio, solo dopo essersi ripreso dalla pesante sbornia del giorno precedente, inviò un messaggero alle uniche due persone che potevano aiutarlo in questa ardua missione: il samurai Hattori Briciola Hanzo ( vi ricorderete di lui per la comparsa in Kill Bill 1 di Quentin Tarantino) e Romolo Lee che nel 1966 decise di dare un nome al suo “stile senza stile”, il Jeet Kune Do.
I tre amigos avevano appuntamento al campo alle 17.01 del giorno seguente, ma l’sms che spiegava ora e luogo del ritrovo fu frainteso (o probabilmente neanche letto) da Briciola Hanzo che della lingua mandarina non capiva un fico secco visto che conosceva a malapena il dialetto giapponese del sud, egli infatti credeva che si sarebbero incontrati in Pian del Gacc alle 12.15 per un corso avanzato di tarantella con rinfresco finale a base di limoncino e panzerotti, e lì si diresse trotterellando come un fanciullo per la gioia.
Fortunatamente per il Japaneese…in Pian del Gacc scese una nuvoletta dal cielo che trasportava l’unico inconfondibile Supremo, ovvero Parussa Blogspot che nuovamente s’intrufola nelle vicende dei nostri protagonisti col suo solito fare angelico da benefattore di convenienza. Egli spronò il ragazzo a raggiungere i suoi compagni d’avventura nel luogo prestabilito, questi ultimi nelle due ore d’attesa erano stati obbligati da Gustavo e Piantina (figli di Liquirizia) ai lavori forzati per la sanificazione del terreno dell’Oselera un edificio la cui funzione rimane tutt’oggi ignota (alcuni anziani del posto credono possa essere stata nell’antichità una delle più grandi moschee de la val).
Dopo aver liberato i due amigos ed aver benedetto la missione a base di pesce lesso,il Supremo finanziò la spedizione fornendo ai tre maestri un mezzo di trasporto alquanto strano: la mitica DMC-12, ormai nota in tutto il mondo semplicemente come “DeLorean”. Esatto, quella di Ritorno al Futuro.
Avvolti da una strana ebbrezza orientale, sotto la costellazione del dragone, e con il baule carico di riso Scotti e birra cinese, i tre impavidi guerrieri gialli, si avviarono verso i cieli remoti dell’est in cerca di un celebre personaggio come risposta a tutti i problemi che affliggevano il paesino di Fornace e i loro stremati abitanti.